Radiazione solare e pelle: il danno attinico cronico
- degiacomop
- 10 giu 2022
- Tempo di lettura: 2 min
Il danno attinico cronico in termini di immediatezza è un danno di piccola entità rispetto al danno acuto, ma sistematicamente reiterato nel tempo.
Oggi sempre più spesso viene sottolineata l’importanza degli UVA quale causa del problema.
Gli UVA, pur avendo un carico di energia inferiore rispetto agli UVB, sono in grado di penetrare più in profondità nella cute, fino al derma papillare e attraverso un danno indiretto inducono il photoaging, l’immunosoppressione, e la foto-carcinogenesi.
Il termine photoaging è stato coniato per la prima volta da Kligman per descrivere gli effetti cronici degli UV sulla pelle.
A differenza dell’invecchiamento cutaneo intrinseco, quello fisiologico dovuto all’età anagrafica e che si manifesta con la presenza di rughe sottili e modesta lassità cutanea, il photoaging o invecchiamento cutaneo estrinseco è la conseguenza della cronica esposizione al sole.
Clinicamente si manifesta con: secchezza cutanea, chiazze brunastre al dorso delle mani, avambracci, volto, dorso, rughe marcatamente profonde, teleangectasie, marcata lassità cutanea, macchie color porpora e precancerosi cutanee. Di recente, alcuni autori hanno coniato il termine dermatoporosi per raggruppare in un’unica sindrome questa manifestazione che riguarda il 60% degli soggetti di età superiore ai 60 anni.
Invece, per quanto riguarda l’immunosoppressione, ovvero l’abbassamento delle difese cutanee, una conseguenza molto comune e nota è l’herpes labiale che sistematicamente si manifesta in alcuni soggetti durante l’estate.
In questi casi, i raggi UVA modulano negativamente la funzionalità del sistema immunitario e l’infezione virale, già presente nei gangli spinali ma latente, è in grado di indurre la malattia.
L’immunosoppressione oltre a favorire le infezioni virali cutanee abbassa anche il livello di sorveglianza sullo sviluppo di cellule tumorali che, a questo punto, possono svilupparsi e replicarsi, favorendo l’insorgenza dei tumori della pelle.
In particolare, è stato dimostrato che le lunghezze d’onda critiche per l’immunosoppressione sono la 300 nm, tipica degli UVB, e la 370 nm degli UVA. La prima ha una capacità immunosoppressiva 20 volte superiore alla seconda.
Quindi, siccome gli UVA e gli UVB, insieme, concorrono nell’indurre il danno cutaneo, l’FDA ha stabilito che solo i filtri solari che garantiscono una foto-protezione anche nei confronti degli UVA – tecnicamente quelli che hanno una lunghezza d‘onda critica > 370 nm – possono essere definiti protettivi a largo spettro.
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